Spaghetti Western: il Buono, il Brutto e il Cattivo
Chiudete gli occhi e immaginate per un’istante. E’ un pomeriggio assolato d’estate, siete in un cimitero messicano. Attorno a voi solo croci e avvoltoi.
In un cerchio di pietre, tre uomini, diversissimi tra loro ma accomunati da un unico destino.
Uno ha un mezzo sigaro nell’angolo sinistro della bocca e un poncho marrone a coprire il cinturone.
L’altro, elegantissimo nel suo completo nero con gilet e orologio da taschino, scruta in cagnesco dai suoi occhi a fessura gli altri due.
L’ultimo, il più nervoso dei tre, suda e accarezza con le sue mani callose il calcio della pistola.
Tra pochi secondi si scatenerà l’inferno.
Sale una musica di chitarra e tromba, le sequenze sono lentissime ad esaltare primi piani di stivali, speroni, cappelli, occhi, mani, pistole, pietre.
A un certo punto, silenzio, fine della musica, spari!
L’elegantissimo completo nero rotola in una fossa scavata per l’occasione, alla sua destra il poncho marrone si è sollevato e ha decretato il verdetto.
Quasi impietrito, il più nervoso dei tre scarica la tensione inveendo contro il poncho.
La sua pistola, scarica, non ha potuto sparare, lo hanno fregato.
Il poncho si avvicina con il suo sigaro e gelidamente sentenzia: “C’è chi ha la pistola carica e spara e chi ha la pistola scarica e scava. Tu scavi.”
Era, per quei pochissimi che non lo conoscessero, il duello finale de Il Buono, il Brutto e il Cattivo (1966) di Sergio Leone e scritto da Sergio Leone e Luciano Vincenzoni, con Clint Eastwood (il Buono), Eli Wallach (il Brutto) e Lee Van Cleef (il Cattivo).
Quante volte ho provato e riprovato questa scena da solo nella mia stanza, e quanti di voi maschietti lo avranno fatto?
Era l’epoca degli Spaghetti Western, un’epoca in cui anche i più grandi registi western di Hollywood facevano a gara per emulare lo stile di Sergio Leone e i musicisti cercavano di arrivare alle vette celestiali di Ennio Morricone.
Un’epoca in cui non era importante andare a girare un film western nel Grand Canyon o in Arizona, bastavano le montagne abruzzesi o le dune di Torvajanica.
Un’epoca in cui gli attori venivano scoperti da noi italiani e lanciati sul grande schermo per le platee mondiali.
Ci prendevano in giro gli americani. Con un termine dispregiativo li chiamavano Spaghetti-Western, per distinguerli dai loro film western, ma sotto sotto quanta invidia provavano e quanti piatti di pasta si sarebbero voluti mangiare in realtà?!
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