Suoni Vintage, Suoni di Ieri
Non molti di noi hanno esperienze legate ai ritmi e alla vita di campagna e sempre meno persone ne avranno. Che c’entra questo nella nostra rubrica “A Suon di Vintage“? Ora Vi spiego…
Appartengo a quella generazione lasciata scorazzare libera per le strade, inventando giochi e consumando ginocchia sull’asfalto o sull’erba, richiamata dalla voce materna o recuperati dalla mano paterna.
Per Natali e casualità della vita, ho potuto godere sempre di un contatto intimo con la terra e le sue lavorazioni e allo stesso tempo gioire delle distrazioni e delle opportunità offerte dalla grande città.
Quest’anno ho avuto la fortuna di fare un passo indietro e riscoprire i ritmi della natura, apprezzati in gioventù tra i filari, raccogliendo le uve per la vendemmia, per arrotondare e concedersi qualche piccolo lusso o qualche libro in più.
La domanda è: cosa ha a che spartire la vendemmia con i suoni vintage?
Ho scoperto, mentre ripercorrevo con la memoria giorni lontani, che i miei ricordi sono oramai vintage e motivo di riflessione è stata la musica.
Ricordo, tra la fatica e il sudore, le battute e la collosa sensazione che lasciano gli acini d’uva schiacciandosi e colando ovunque, il momento in cui, tra i filari, tra rumori di trattori, forbici e sudore, si alzava una voce ed intonava un canto, un po’ come nel film “Via Col Vento“.
Per alleviare la fatica del corpo e la pesantezza dell’animo, per chi questo lavoro lo fa tutti i giorni, una donna, intenta nel suo lavoro, cominciava a cantare e le altre rispondevano unendosi al canto e creando un piccolo coro che procedeva compatto tra una sforbiciata e l’altra.
Una canzone dava il principio, altre rispondevano, note suggerite e note accolte, qualcuna rifiutata perché “il pezzo” non piaceva a tutte. E la giornata scorreva, grappolo dopo grappolo.
Come accennato, ho avuto la possibilità di rivivere questa esperienza dopo lunghi anni e qualcosa era diverso, lontano dalle immagini che il mio cervello ripescava qua e là nel pozzo della memoria. Ma cosa?
La fatica, quella era la sempre uguale! Dopo tanti anni c’era forse la narcisistica soddisfazione di vedersi ancora atti a svolgere compiti che il corpo aveva oramai archiviato. Una soddisfazione d’anagrafe!
No, ciò che non collimava con i miei ricordi, era il silenzio, rotto dal suono del motore del trattore, delle voci e delle forbici. Nessun canto.
Oramai tutto si svolgeva avvalendosi delle nostre capacità vocali per la loro funzione più ovvia, la parola! Nessun canto. Come mai? E la risposta, veloce e non troppo difficile: le “cuffiette nelle orecchie”, come le aveva battezzate una delle signore più anziane.
I più giovani ma non solo, avevano la loro musica personale. Ognuno ascoltava la proprio scaletta e questo aveva spento la voglia delle signore più anziane di cantare, si erano adattate anche loro ai tempi.
La musica c’è sempre nei campi, ma il canto è oramai vintage… un pò come i miei ricordi.
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